Nella seconda domenica del tempo di Natale la prima lettura, tratta dal libro del Siracide (cfr. Sir 24,1-4.12-16), fa l’elogio della sapienza e ne parla come se fosse una persona. Noi cristiani ne vediamo la profezia in Gesù di Nàzaret, Figlio di Dio, Sapienza del Padre. La sapienza non è il semplice sapere né l’intelligenza e nemmeno la conoscenza. La sapienza è piuttosto la presenza di Dio nella vita concreta di ogni giorno.
Creata da sempre, è il dono più grande che il Padre ha fatto ai suoi figli. È presente durante l’assemblea liturgica per educare il popolo e per glorificare Dio. La sua funzione è quella del ponte-fice, cioè di colui che fa da ponte tra Dio e il suo popolo, e quale pontefice è più grande di Gesù?
Lui, pietra scartata, diventa la strada per la perfetta comunione con il Padre. Con lui anche noi, che partecipiamo della sua sapienza, siamo chiamati a essere costruttori di ponti e non di muri, strade che permettono a Dio e all’uomo di incontrarsi.
La sapienza ha posto la sua tenda in mezzo a noi, dice l’autore del libro. La tenda, e non il tempio, non una casa, per poter seguire un popolo nomade nei suoi spostamenti alla ricerca di una vita serena.