Anna, la profetessa

Dopo il vegliardo Simeone, la famiglia di Nazareth incontra al tempio Anna, la profetessa, (Lc 2,36-40). Anna, il cui nome significa “grazia”, “favore”, è introdotta da Luca dopo Simeone, quale secondo testimone chiamato a garantire la verità della promessa di Dio (Dt 19,15).

È sorprendente notare la quantità di dettagli che Luca offre per identificare questa figura: è una donna che appartiene al suo popolo, radicata in una famiglia ed in una tradizione, ma è soprattutto una donna che ha scelto di essere soltanto di Dio.

Per lei non c’è un riferimento esplicito allo Spirito Santo, ma la sua qualifica di profeta la pone in un rapporto di dipendenza dallo Spirito che la rende capace di trasformare la Scrittura in Parola, di penetrare nei segreti di Dio e renderli incontrabili alla sua generazione. Anna, con Simeone, rivela la verità di Gesù a tutti coloro che hanno un cuore disponibile ad accoglierla, un cuore aperto alla novità di Dio.

Come profetessa Anna rappresenta tutte quelle donne e uomini che hanno occhi allenati a vedere lontano. Questo significa non solo andare oltre il proprio naso, ma anche oltre le proprie mani, oltre le azioni che crediamo ci appartengano, per poter vedere la mano di Dio che agisce nella storia.

Proviamo fare un esercizio in questi ultimo giorni dell’anno: guardiamo Dio che è passato anche in questo difficile, travagliato, inaspettato 2020. Pensiamo a tutte le persone che abbiamo veramente amato, di vero cuore, con limpidezza, con schiettezza, magari avendo il coraggio di comunicarglielo.

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