Ascensione: Andate … io sono con voi

I discepoli di Gesù dopo quel giorno, il primo dopo il sabato, ubbidiscono e tornano in Galilea, che era stato il luogo in cui per la prima volta lo avevano incontra. La Galilea, terra di frontiera, è sempre stata luogo di passaggio, di invasioni, di scontri: regione caratterizzata dal meticciato delle culture. È lì che il Risorto dà appuntamento ai suoi.

Non al chiuso di una stanza colma di ricordi, come il cenacolo.

Non al riparo da sguardi indiscreti.

Non nel calore di una riunione intima, tra pochi che hanno condiviso con lui entusiasmi e speranze, fatiche e contrasti.

Tutt’altro. Visto che si dovrà affrontare il mare aperto, che si dovrà andare ai quattro angoli della terra a portare la buona notizia, tanto vale mettersi già in posizione di partenza.

Infatti, di una partenza si tratta. Di uno stacco dalla terra che hanno percorso insieme, Maestro e discepoli, verso le terre più lontane, tra popoli che parlano altre lingue e hanno culture differenti tra loro.

Risuona forte l’andate verso tutte le nazioni e che da allora in poi è parte del DNA di ogni comunità cristiana. Un verbo di movimento che richiama continuamente tutti coloro che hanno la vocazione a stare seduti, tutti quelli che vorrebbero fermarsi per contarsi, par lasciarsi afferrare dalla memoria, per scavare qualche fossa o qualche trincea, per innalzare delle barriere di fortificazione.

No, non è questa la richiesta che Gesù fa ai suoi. L’immagine del cristiano non è quella di un uomo che apre il Vangelo e si immerge nella lettura, sprofondando nella comoda poltrona di casa.

Il Vangelo funziona come la guida turistica, perché è un libro di viaggio, da aprire per strada, da far trasparire nel cammino di ogni giorno, quello che si intraprende assieme a uomini e donne di ogni età, provenienza e tradizione.

Il Vangelo è fatto per cambiare la realtà, per destare e far affrontare la strada, con tutti i suoi pericoli e le sue sorprese. Missione rischiosa? Certo. Ne sanno qualcosa le missionarie e i missionari di ogni tempo. Non è possibile immaginare quello che accadrà e bisogna veramente mettere in conto tutto: i processi, le battiture, il carcere, le malattie, le infermità, l’isolamento, l’incomprensione, la calunnia. Tutto!

Missione impossibile, dunque! Fatta apposta per pochi eroi, per gente disposta a tutto, non per uomini e donne comuni, che schiattano alla prima prova.

No. Gesù non è uno che lancia in imprese sconsiderate. Affida un compito, ma assicura anche una presenza: «Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

È qui che riposa la fiducia, la serenità, la bontà che accompagnano i messaggeri del Vangelo anche nei frangenti più drammatici. È la certezza di non essere in balìa del caso, nelle mani della cattiveria e della violenza umana, ma accompagnati, seguiti a vista d’occhio, sostenuti e preceduti dal Signore Gesù.

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