Gesù tocca e sana

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Dopo la giornata molto intensa di Cafarnao dedicata all’annuncio della vicinanza del Regno di Dio, alle guarigioni in sinagoga e nella casa di Simone (Pietro) e Andrea e alla preghiera notturna, ecco che Gesù è avvicinato da un lebbroso il giorno dopo. Ecco brano evangelico:

⁴⁰Venne da lui un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». ⁴¹Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». ⁴²E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato. ⁴³E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito ⁴⁴e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro». ⁴⁵Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.

La lebbra è una malattia che relega alla periferia chi ne è affetto.

Il lebbroso di Marco, però, non si autocommisera, ma si coinvolge nella relazione con Gesù. Se nella fede non si cerca vita, non si potrà mai trovare Dio. Il suo atteggiamento è di invocazione, appello ad essere purificato, cioè guarito. La stessa postura del corpo parla: è in ginocchio davanti a Gesù.

Quello che dice, «se vuoi, puoi guarirmi», è una professione di fede, dove c’è la consegna di tutta la propria persona e del suo vissuto, bello e triste, gioioso e doloroso.

Marco evidenzia prima la compassione di Gesù, espressa da un verbo materno, la stessa con cui guarderà una folla disorientata e divisa come gregge senza pastore (cfr. Mc 6,34). Poi Gesù lo tocca: ogni contatto con i lebbrosi era proibito perché si poteva contrarre la loro lebbra. Gesù si lascia ferire dalla sofferenza del malato, si contamina, si compromette, per dare vita. Le sue parole («sii purificato») rinviano al Padre come causa ultima della purificazione mediata da Gesù.

Infine Gesù chiede la consegna del silenzio; l’uomo guarito, invece, diventa un messaggero della buona notizia che ha sanato la sua vita. L’ex-emarginato si trasforma in punto di riferimento per altri che sono sani. Il suo annuncio attira folle a Gesù tanto che è costretto a non entrare più pubblicamente in città.

L’evangelista annota che Gesù rimane fuori, in luoghi deserti (v. 45). Sono quelli in cui prima viveva il lebbroso e che adesso sono sanati dalla presenza del Salvatore. Nel luogo deserto della lebbra, abitato dalla potenza risanatrice del figlio di Dio, accorrano da ogni dove. È un rovesciamento radicale!

Gesù è capace di scatenare energie nascoste o sepolte, di rimotivare persone “scoppiate”, di ridare ali d’aquila a chi ha ammainato le vele, di trasformare luoghi deprimenti in accoglienti perché tocca il cuore delle persone.

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