Quando Abram parte non se ne va a mani vuote: «prende» con sé i suoi intimi e le sue ricchezze. Diventare l’«eletto» del Signore non sembra comportare alcuna rinuncia di ciò che si ha, almeno così sembra in questa prima rottura.
5Abram prese la moglie Sarài e Lot, figlio di suo fratello, e tutti i beni che avevano acquistati in Carran e tutte le persone che lì si erano procurate e si incamminarono verso la terra di Canaan. Arrivarono nella terra di Canaan 6e Abram la attraversò fino alla località di Sichem, presso la Quercia di Morè. Nella terra si trovavano allora i Cananei. 7Il Signore apparve ad Abram e gli disse: «Alla tua discendenza io darò questa terra». Allora Abram costruì in quel luogo un altare al Signore che gli era apparso. 8Di là passò sulle montagne a oriente di Betel e piantò la tenda, avendo Betel ad occidente e Ai ad oriente. Lì costruì un altare al Signore e invocò il nome del Signore. 9Poi Abram levò la tenda per andare ad accamparsi nel Negheb (Gen 12,5-9).
Un viaggio finalmente verso ovest
La terra che gli «farà vedere il Signore» e dove effettivamente arriva Abram è quella di Canaan, luogo che già suo padre desiderava raggiungere (cf. 11,31). Il viaggio avviene da est a ovest. Non è di poco conto questa osservazione geografica perché contrasta con la direzione opposta di tutti coloro che in precedenza avevano intrapreso percorsi in contrasto con la volontà di benedizione di Dio creatore. Alla fine del racconto del giardino di Eden i due cherubini sono posti ad oriente del giardino per impedire l’accesso all’albero della vita; è, dunque, verso est che Adamo e Eva sono scacciati in Gen 3,22-24. Caino, dopo l’omicidio abiterà il paese di Nod, ad oriente di Eden, precisa il narratore in Gen 4,16. Infine è muovendosi verso oriente che i costruttori di Babele giungono alla pianura di Shinear dove si stabiliscono e danno corso al loro progetto di un potere totalitario e uniformante.
Questo dato del testo chiede di essere interpretato anche se gli appoggi sono un po’ fragili. Adam, Eva e Caino si allontanano dai luoghi dove hanno sperimentato la maledizione, a motivo delle loro scelte, e si dirigono verso est. È il luogo che segna la levata del sole, dove simbolicamente la vita riappare nuovamente dopo la morte della notte. La morte, però, sembra inseguirli fino a Babele, e come una cancrena guadagna terreno anche verso levante: Terach parte da est e si dirige verso ovest, ma poi si ferma ad Aram che ricorda il nome del figlio morto.
Su questo sfondo l’itinerario di Abram può acquisire senso. Partito da Ur in Babilonia e proseguendo in direzione ovest, Abram lascia i cammini di morte che l’umanità ha percorso fino a là, ripercorrendoli invece a ritroso. Ed infine, su comando di Dio, Abram riprende il cammino abbandonato a metà da suo padre per completarlo.
La terra del maledetto
Il lettore apprende che la terra che farà vedere il Signore, termine del viaggio del patriarca è quella di Canaan. Il termine non è sconosciuto al lettore attento di Genesi. Infatti in Gen 9,25-29 era il nome di colui che è stato oggetto dell’ultima maledizione presente nei racconti delle origini (Gen 1 – 11). Una maledizione che Noè ha fatto ricadere sul figlio del colpevole (cf. post dedicato: Il peccato di Cam). Il Signore guida il patriarca nel paese del “maledetto”, luogo dove abitano li eredi della maledizione: «Nella terra si trovavano allora i Cananei» (v. 6b). Tutta avviene come se la benedizione promessa a tutti in Abram e la via ad essa connessa dovesse dispiegarsi per prima sui figli della maledizione.
C’è nel testo uno strano capovolgimento delle parti: gli uomini pensano che per cercare la vita è necessario allontanarsi dalla morte, perciò credono che trovare un nuovo giorno, una nuova alba, muovendo verso oriente, porti alla vita e alla sua novità. Ma fin dall’inizio della Genesi le strade di Dio non sono quelle degli uomini (Is 55,8). Ecco che il Signore fa percorrere il cammino inverso al suo eletto, come se egli dovesse ri-visitare questi luoghi di morte. Perché? Per trasformarli in luoghi di vita. Infatti, che senso ha la benedizione, sinonimo di vita, se non là dove ha preso piede la maledizione portatrice di morte? In questo luogo il Signore appare ad Abram (v. 7), ma lo vedremo fra poco.
Su questo “fronte” interpretativo un altro dettaglio geografico è importante evidenziare. Alla sua partenza da Sichem, Abram passa sulle montagne «ad oriente di Bet-El», e là pianta la sua tenda letteralmente «avendo Bet-El verso il mare e Ai sul davanti» (v. 8). Esplicitando i nomi topografici si ottiene questa frase: «avendo a occidente la “casa di Dio” (= Bet-El) e le “rovine” (= Ai) a oriente». Difficilmente il narratore poteva meglio rendere la scelta che Abram deve operare una volta giunto nella terra del maledetto. Verso l’oriente la rovina attende, ma Abram reitera la sua scelta in favore di Dio e questa volta da sé – cioè senza che il Signore si mostri e parli come in precedenza (cf. v. 7) – gli costruisce un altare e lo invoca con il suo nome (v. 8).
Una apparizione dove meno te lo aspetti
Come portatore della benedizione, Abram percorre, quindi, la terra dove risiedono i discendenti dei maledetti e passa in mezzo a loro anche se non si mescola con loro. È poi in questo luogo, il narratore precisa, che il Signore si fa vedere ad Abram:
«Arrivarono nella terra di Canaan 6e Abram la attraversò fino alla località di Sichem, presso la Quercia di Morè. Nella terra si trovavano allora i Cananei. 7Il Signore si fece vedere ad Abram e gli disse: «Alla tua discendenza io darò questa terra». Allora Abram costruì in quel luogo un altare al Signore che gli era apparso.» (vv. 6-7).
Questa apparizione è una prima assoluta nel libro della Genesi. Infatti in precedenza il narratore non aveva mai raccontato che Dio si era fatto vedere ma che aveva visto 1. Questo «farsi vedere» è ancor più sorprendente perché avviene nel bel mezzo del paese di Canaan e immediatamente dopo la menzione dei Cananei. Tutto accade come se il Signore volesse in qualche modo sottolineare che l’eletto non fugge la società, la presenza di coloro che sono stati colpiti dalla maledizione. Al contrario sta in messo a loro e non teme di mostrarsi. Abram, il benedetto è chiamato a una prossimità che potrebbe essere fuori luogo proprio in quel luogo di maledetti.
Il senso degli altari
In questa circostanza, il Signore aggiunge un altro aspetto alla sua promessa di una posterità: la terra sarà data alla discendenza di Abram. Notiamo che è la terra del maledetto che viene data alla discendenza del benedetto, come se quest’ultimo potesse trovare la sua dimora dove abita il maledetto. Su questo sfondo, la costruzioni di altari (vv. 7 e 8) assume più di un significato.
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Si può leggervi il riconoscimento simbolico da parte di Abram che la medesima terra del maledetto appartiene al Signore che non rifiuta di farsi vedere proprio là e la promette alla discendenza del benedetto.
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Il gesto di Abram, però, può esprimere anche la sua fede nella promessa e la gratitudine nei confronti di Yhwh che gli ha indicato il termine del suo viaggio.
Abram ha raggiunte la sua meta?
Una domanda si pone a questo punto il lettore: Abram ha realmente raggiunto la sua meta? Geograficamente si può tranquillamente rispondere di si, ma lo scopo del viaggio di Abram, i lettore lo sa, è di altra natura. E dovrà scontrarsi con una dura realtà: quella della carestia, metafora della morte. Ciò lo spingerà ad uscire quasi subito dalla terra di Canaan e incontrare altre famiglie della terra per dar corso a quella promessa fatta dal Signore di essere benedizione per tutte le famiglie della terra.