La conclusione (vv. 8-9) è un inno che si apre con l’invocazione: «Sorgi!». È una allusione alla sveglia di Dio dopo il «sonno» del suo silenzio. Il Dio apparentemente sordo e addormentato ora interviene sfoderando tutta la sua energia di giudizio e di salvezza. Il grido «Sorgi!» è anche quello di guerra col quale gli israeliti si lanciavano all’attacco accompagnati dall’arca, segno della presenza di Dio in mezzo a loro (Nm 10,35).
Al risuonare del grido di guerra, lanciato dal fedele nella preghiera, i nemici fuggono atterriti perché su di loro asta per piombare il Giudice supremo, il Creatore Signore della storia.
L’azione di Dio liberatore è espressa con toni guerreschi: egli si sfoga sulle guance dei nemici che arrossiscono sotto i suoi colpi; si fissa sulle mascelle dei peccatori ai quali strappa la preda innocente. Si intravede in queste righe l’emozione quasi istintiva che rende le suppliche del Salterio preghiere fatte di carne e di sangue, intrise di profonda umanità e non compassati testi liturgici.
Il versetto finale estende la preghiera a tutta la comunità che desidera porsi sotto l’ala protettrice della benedizione divina. La preghiera del singolo diventa quella dell’intera comunità credente che si sente assediata da pericoli, persecuzioni e oscurità ma vive nella certezza serena che Dio non la