Un’atmosfera di fiducia in Dio traspare in questo salmo notturno. Il salmista si sente in pace coricato e per questo repentinamente prende sonno (v. 9). Egli è testimone privilegiato delle attenzioni di Dio e il suo messaggio di fiducia supera intatto anche l’oscurità della notte. Il Salmo, infatti, ha una venatura di angoscia, resa con il simbolo della notte. Il suo scopo però è quello di evidenziare più nitidamente la gioia della fiducia.
L’avvia del salmo (v. 2) ha la tonalità della lamentazione. Intesse il dialogo tra due personaggi: l’io ripetutamente scandito in ebraico dal pronome di prima persona (-î sette volte), e Dio, qualificato come «mia giustizia», espressione che nel linguaggio del Vicino Oriente Antico (VOA) significa salvezza, offerta di liberazione e di speranza.
Nell’originale ebraico il salmista usa un verbo che richiama l’aria aperta , i grandi spazi per esprimere l’azione di liberazione dall’angosce. L’ansia e l’inquietudine è percepita come un essere rinchiusi. Dio, perciò, con la sua azione spalanca davanti al perseguitato un orizzonte luminoso di felicità, eco della gioiosa libertà che richiama la vita nomade delle origine di Israele.