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La chiamata dei discepoli: Mc 1,14-20

Nella normalità della vita di ogni giorno irrompe la novità dell’incontro con uno sconosciuto che ti guarda, ti chiama e cambia completamente la tua vita. Così è accaduto a Simone e suo fratello Andrea, a Giacomo e Giovanni. Intenti al loro consueto lavoro, nei luoghi di ogni giorno, sono guardati e chiamati per vivere una novità di vita.

Gesù non chiede loro di imparare a fare cose nuove ma di usare ciò che sanno fare dandogli uno scopo diverso, né chiede loro di cambiare i luoghi della loro vita: li chiama in Galilea, terra di meticciato di lingue culture e religioni. Siete bravi pescatori? Bene. Usate di questa vostra abilità, di questo talento, non per tirare fuori dal mare ciò che in esso vive ma per tirare via chi in esso rischia di morire.

Non chiama singole solitudini, magari geniali, ma chiama dentro un rapporto di comunione fraterna. Quanto bisogno c’è oggi di queste chiamate comunionali? In un mondo che esalta l’individuo, le sue capacità soggettive, la sua voglia di emergere e primeggiare, di dimostrare il suo valore, la Chiesa, che non è esente da questa tentazione, è chiamata a dare valore a quegli aspetti che, per usare le parole di papa Francesco, manifestano una “dimensione sinodale”.

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