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Venerdì Santo

Il racconto della passione di Giovanni ci pone, nel silenzio del venerdì santo e di questa situazione di “calvario” che stiamo vivendo, davanti a un interrogativo: Chi è Gesù?

La forza dell’amore

È la croce, paradossalmente, a svelare la risposta a questa domanda, perché quella è l’ora in cui tutto viene rivelato. Viene manifestata la di divinità Gesù che appare nella debolezza, nella fragilità, là dove mai e poi mai noi uomini avremmo creduto di trovare Dio. Siamo cresciti nell’idea che Dio è forza, è potenza a cui nulla può resistere, così che facciamo fatica a riconoscerlo nel volto sfigurato del Gesù crocifisso. Abituati a considerare Dio come colui che sfugge alle insidie degli uomini e ai loro tranelli e riporta sempre la vittoria, ci troviamo in difficoltà davanti alla condanna e alle umiliazioni a cui viene sottoposto Gesù, alla sconfitta che subisce sotto gli occhi di tutti.

Non sono dunque i miracoli che ci forniscono la prova decisiva della sua divinità: essi, come spesso sottolinea l’evangelista Giovanni, sono solo dei segni. È la sua morte, per amore, che risulta fondamentale per cogliere la sua identità. Gesù, il Messia disarmato e flagellato, condannato e messo a morte, emana una forza interiore a cui non si può resistere. È la forza dell’amore, che non si dà per vinto, neanche di fronte al rifiuto, all’ingratitudine, alla cattiveria. Ed è, insieme, la forza della verità che trionfa sulle oscure forze del male. L’ora delle tenebre, l’ora in cui si scatena la violenza ingiusta, l’ora in cui il male sembra avere il sopravvento, è l’ora della luce, della testimonianza, della fedeltà fino in fondo ad un progetto di amore.

Il Padre

Assieme a Gesù ci viene rivelato anche il volto di Dio, il Padre. Cadono le maschere che troppo spesso abbiamo appiccicato al suo volto. Non è affatto il Dio che esige il sacrificio degli uomini, ma il Dio che offre il suo Figlio. E “soffre” accanto a lui sulla croce. Non è il Dio che piega gli uomini al suo volere, ma colui che propone loro un progetto di amore e lo fa attraverso la croce del suo Figlio. Non è il Dio che resta tutto sommato lontano dalle vicende umane, ma il Dio che pianta la sua tenda nella storia degli uomini e corre tutti i rischi che questo comporta.

E noi…

E viene svelata anche la nostra identità. Sotto la croce noi ci scopriamo destinatari di questo amore tanto smisurato da essere sconvolgente. Ai piedi della croce noi riceviamo il dono che Gesù ci fa della sua vita. Lasciamoci dunque bagnare dall’acqua e dal sangue che scendono dal suo costato aperto, lasciamoci rigenerare dal Battesimo e dall’Eucaristia, dalla grazia “a caro prezzo”, dal sacrificio che cambia la storia, a partire da quella nostra, personale, individuale.

È proprio dalla croce, strumento di condanna e di morte dolorosa, che ci giunge la vita. Quel legno, irrorato dal sudore dell’agonia, dal sangue che esce da un corpo martoriato, diventa l’albero della vita a cui tutti ci rivolgiamo per ricevere misericordia e salvezza.

Da quel legno, issato sul colle del Calvario, discende a noi la grazia di Dio, come un dono immeritato, il dono di una vita, spezzata per amore.

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