Gesù guarisce, prega e va altrove

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Nel primo sabato dopo la sua manifestazione pubblica Gesù aveva guarito un uomo posseduto da uno spirito impuro nella sinagoga di Cafarnao (vangelo di domenica scorsa: Mc 1,21-28). Il Vangelo di questo domenica mostra Gesù che esce dalla sinagoga e va a casa di Simone. È informato che sua suocera è a letto con la febbre. Gesù si avvicina la prende per mano e la fa alzare. Sono gesti semplici e di una delicatezza squisita.

Qualcuno ha detto che si tratta di un miracolo mancato perché la febbre non è una malattia grave. Essa però è simbolo del malessere che spesso attanaglia le vite degli uomini. San Girolamo commentando il brano esclama: «Ah! Se potesse venire a casa nostra … ognuno di noi e febbricitante». Gesù davanti alle nostre febbri si fa prossimo, tanto da toccarci la mano e così ci fa alzare.

Il verbo egheíro, «alzare», è impegnativo perché usato per la resurrezione della figlia di Giairo (cf. Mc 5,41) e per la stessa resurrezione di Gesù (cf. Mc 14,28; 16,6). Gesù ci risuscita dalla febbre dei nostri peccati, limiti e paure.

«La febbre la lasciò ed ella li serviva». Restituita alla vita questa donna, senza nome perché porta tutti i nostri nomi, spruzza vita nei suoi gesti e nelle sue azioni. È vita da risorta! Il verbo diakoneo, «servire» è quello caro a Gesù che si presenta come Colui che «non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti» (cf. Mc 10,45). La suocera di Simone ha imparato velocemente dai gesti di vicinanza e d’amore di Gesù come essere sua discepola. E questo ancora prima che suo cognato Simone, detto Pietro, cominci ad agire.

Alla sera di quel sabato davanti alla porta di casa una folla attende Gesù. C’è una attrazione che emana da Lui. Non appena il Regno di Dio si fa vicino attira spontaneamente. Così in modo irresistibile la buona notizia si diffonde per fascinazione da Cafarnao alle nostre città, paesi e borgate.

Marco svela la fonte della forza di Gesù: «Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava» (Mc 1,35). La preghiera è la fonte segreta a cui Gesù attinge. Il giorno è per gli uomini, la notte per Dio in uno spazio a tu per tu con Lui. Nulla è detto del colloquio orante, ma i gesti del Maestro parlano a chi ascolta; chiedono di essere imitati.

Simone e i suoi cercano Gesù. Lo trovano e lo invitato: «Tutti ti cercano!» (Mc 1,37). La replica del Maestro è quella di andare altrove «perché io predichi anche là; per questo infatti sono uscito!». Gesù ha fretta di annunciare e poi questo verbo strano: «sono uscito» (exerchomai). Uscito da dove? Dalla casa o dalla città? Ma già si trovava in un luogo deserto che per essenza è senza confini, è aperto. Forse Gesù allude ad un’altra uscita quella da Dio.

Gesù è uscito da Dio per incontrare sulle strade l’umanità, noi uomini e donne che febbricitanti sentiamo il bisogno di essere guariti da Lui. Egli ci è già vicino perché è “uscito”, apriamo il nostro cuore e facciamogli posto.

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