Diluvio 01 – Mai più il diluvio: Gen 6,5 – 9,17

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Tra Scilla e Cariddi

Commentare in un Blog il racconto genesiaco del Diluvio è navigare tra Scilla e Cariddi: si rischia o di essere superficiali oppure di annoiare con un testo lungo e prolisso. Il racconto del diluvio nel libro della Genesi copre la bellezza di quattro capitoli, da Gen 6 a Gen 9. Il blog e la scrittura su Web, si sa, hanno le loro regole e non tollerano infinite colonne di testo che non giungono mai al punto finale.

La mia scelta è quindi di pubblicare diversi post sul Diluvio che raccoglierò sotto la categoria “Diluvio”. Chi sarà interessato a una lettura continua del commento è sufficiente che clicchi sul tale categoria e avrà i post in sequenza cronologica.

Il diluvio universale: punizione divina?

Il racconto del diluvio è uno di quei testi biblici conosciuti più per le immagini suggestive e terribile in essi contenute che per il fatto di averli realmente letti e meditati personalmente. Un primo appello, quindi, che faccio al mio lettore è di aver la pazienza di leggersi tutto il testo. Lo trovate a questa pagina.
L’espressione «diluvio universale» nell’immaginario collettivo di credenti e non credenti rievoca qualcosa di molto vicino a una grande catastrofe, di una durissima punizione che Dio, molto adirato, avrebbe inferto all’umanità peccatrice e corrotta in un tempo remoto.

Staccandoci un attimo dal linguaggio mitico e leggendario e assumendo quello critico, c’è da notare che il racconto biblico è solo uno dei racconti analoghi che circolavano nel vicino oriente antico. La celebre epopea mesopotamica di Gilgamesh contiene un racconto sorprendentemente simile a quello biblico, ma senz’altro più antico.[note] Per iracconti mesopotamici sul diluvio cf. J. Bottéro – S.N. Kramer, Uomini e dèi della Mesopotamia alle origini della mitologia (I Millennio), Torino 1992; G. Pettinato, La saga di Gilgamesh, Milano 1992; C. Saporetti, ed., Il diluvio nelle narrazioni Mesopotamiche (Geo-Archeologia), Roma 1982. Sul rapporto fra i due racconti cf. A. de Pury, The Jacob Story and the Beginning of the Formation of the Pentateuch, in T.B. Dozeman – K. Schmid, eds., A farewell to the Yahwist? The composition of the Pentateuch in recent European interpretation (Society of Biblical
Literature 34), Atlanta 2006, 201-228.[/note]

Dietro tali racconti si nascondono ricordi di qualche remoto cataclisma locale che in epoche imprecisate ha colpito la regione mesopotamica e che ogni tanto archeologi e scienziati cercano di ricostruire, senza troppo successo. Sono state, in verità, ritrovate in Mesopotamia tracce di strati di fango che testimoniano, almeno in qualche caso, l’esistenza di alluvioni eccezionali del Tigri e dell’Eufrate che hanno colpito quella regione; nulla, però, in relazione a un supposto diluvio «universale».

Molti lettori fondamentalisti, succedutisi nel corso dei secoli, si sono dilettati e ancora si dilettano a calcolare il numero degli animali presenti nell’arca (comprese le pulci…), per non parlare di chi asserisce, con tanto di spot e sigla televisiva avvincente, di aver trovato i resti dell’arca in qualche regione remota dei monti di Ararat o dei monti dell’Armenia. Già sant’Agostino si chiedeva che cosa avessero mangiato i tanti animali presenti nell’arca e immaginava che Dio avesse operato qualche prodigio o che gli animali carnivori si fossero nutriti di vegetali (cfr. Città di Dio, XV, 27,5).

La paura che il mondo finisca

Ogni cultura antica ha nel suo bagaglio mitologico racconti che prendono spunto da qualche calamità naturale catastrofica che ha lasciato nella memoria collettiva la sensazione che il mondo possa finire da un momento all’altro. Rispetto ad allora nel nostro mondo di oggi questa non è più una remota possibilità, ma qualcosa di reale: la paura nucleare, il dramma ecologico… Nei miti antichi l’uomo si interrogava sulla forza distruttrice della natura e allo stesso tempo sull’operato spesso incomprensibile della divinità e, proprio attraverso il racconto mitico, l’uomo cerca di superare la paura delle catastrofi che il mito stesso descrive.

Il racconto genesiaco utilizza il linguaggio mitico, ma non si adegua ai miti mesopotamici. È perciò fuorviante continuare a imporgli domande moderne, circa il valore storico del racconto stesso perché non traveranno mai risposta. Mentre il racconto è molto ricco dal punto di vista teologico.
In sintesi, mentre nei primi capitoli della Genesi (Gen 1 – 4 in particolare) vogliono fondare il senso dell’esistenza dell’uomo all’interno del creato, il racconto del diluvio intende scongiurare tutto ciò che minaccia tale esistenza. Nei miti della Mesopotamia il diluvio dovrebbe essere la soluzione di un problema, ovvero l’esistenza dell’umanità; nella Genesi, invece, il diluvio è qualcosa che non doveva esserci e mai più ci sarà.

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