Il salmo ha al suo centro (vv. 4-17) la protesta di innocenza che è un genere letterario tipico del diritto sacrale ebraico. «Quando l’inchiesta su un delitto non permetteva di giungere a una conclusione certa, o quando l’accusato non poteva addurre testimoni a discolpa, si faceva un giuramento nel nome di Jhwh… Solo un oracolo di salvezza poteva sigillare positivamente questa auto proclamazione di innocenza» (R. de Vaux).
Questa protesta è incorniciata da un appello (vv. 2-3) e da un ringraziamento tipico delle suppliche (v. 18).
Una vasta proliferazione di simboli colorano il testo. Su tutti campeggia la scena del Signore giudice, assiso sul trono e circondato dal suo consiglio divino o della corona. È a questa suprema corte che l’orante ricorre per vedersi riconosciuto la sua retta condotta.
Il ricorso ad immagini militare presenti in tutto il Salmo descrivono Dio come un generale vittorioso e il nemico come un tiranno crudele che trama contro il giusto per abbatterlo. L’immaginario del salmo si avvale del mondo animale: il leone che sbrana il fedele o anche la scena vigorosamente tratteggiata nei vv. 13-14. Tutto descrive una lotta titanica.
Protesta di innocenza (Salmo 7)

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