1 Un uomo della famiglia di Levi andò a prendere in moglie una figlia di Levi. 2 La donna concepì e partorì un figlio; vide che era bello e lo tenne nascosto per tre mesi. 3 Ma non potendo tenerlo nascosto più oltre, prese un cestello di papiro, lo spalmò di bitume e di pece, vi mise dentro il bambino e lo depose fra i giunchi sulla riva del Nilo. 4 La sorella del bambino si pose ad osservare da lontano che cosa gli sarebbe accaduto. 5 Ora la figlia del faraone scese al Nilo per fare il bagno, mentre le sue ancelle passeggiavano lungo la sponda del Nilo. Essa vide il cestello fra i giunchi e mandò la sua schiava a prenderlo. 6 L’aprì e vide il bambino: ecco, era un fanciullino che piangeva. Ne ebbe compassione e disse: «E` un bambino degli Ebrei». 7 La sorella del bambino disse allora alla figlia del faraone: «Devo andarti a chiamare una nutrice tra le donne ebree, perché allatti per te il bambino?». 8 «Và», le disse la figlia del faraone. La fanciulla andò a chiamare la madre del bambino. 9 La figlia del faraone le disse: «Porta con te questo bambino e allattalo per me; io ti darò un salario». La donna prese il bambino e lo allattò. 10 Quando il bambino fu cresciuto, lo condusse alla figlia del faraone. Egli divenne un figlio per lei ed ella lo chiamò Mosè, dicendo: «Io l’ho salvato dalle acque!».
Con la nascita di Mosè entra in scena il personaggio principale che sarà il protagonista dei fatti narrati in Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio, fino alla sua morte narrata in Deuteronomio 34,5. Non si può raccontare l’uscita dall’Egitto, né il cammino nel deserto o il dono della Legge senza far riferimento a Mosè: Dio parla al Faraone e ai figli d’Israele solo attraverso la sua voce; egli si identifica con il suo popolo, rappresenta il futuro di Israele quando questi ha smesso di sperare; amerà Israele fino a contendere con Dio (Es 32); Israele sarà libero quando avrà seguito Mosè «fuori dall’Egitto», fino alla tenda della Presenza. Anche il racconto della sua nascita s’inserisce in questa prospettiva: Mosè fa corpo con il suo popolo nella sofferenza del genocidio come nella salvezza dalle acque, anticipa e compendia ciò che in tutto il libro dell’Esodo sarà il destino di Israele.
La narrazione procede ad imbuto si è raccontato di tutti i figli di Israele (1,7-14) per passare a tutti i figli maschi (1,15-22) ed arrivare a un figlio particolare (2,1-10) che salverà i primogeniti (4,22-23). Esodo 1,22 («Ogni figlio maschio che nascerà agli Ebrei, lo getterete nel Nilo!») costituisce il centro tematico. Chiude il cerchio del racconto del primo capitolo e serve come prima parte di una inclusione con 2,10: ponendo figli nel Nilo a far da parallelo con l’unico figlio Mosè tratto dal Nilo. Come Israele è sotto la minaccia dell’estinzione, così anche Mosè. Per colui che legge per la prima volta questo racconto la domanda che risuona è: che cosa accadrà a questo neonato?
Dio veglia
Il destino di Mosè è guidato dal Dio di Israele. Mentre un faraone paranoico vuol far morire tutti i bambini degli ebrei, uno di questi gli sfugge miracolosamente per diventare il liberatore del suo popolo. Il futuro eroe è salvato dalla figlia stessa di colui che voleva farlo morire. Disobbedendo a suo padre, la figlia del Faraone agisce – senza saperlo – secondo il piano di Dio. Jhwh non è nominato, ma chi vuol capire capisce. In contrasto con il modo brutale del Faraone, l’agire divino, nelle figura femminili della sorella e della mamma di Mosè e ancor di più in quella della figlia del Faraone, è pervaso di dolcezza, discreto, quasi anonimo.
Il racconto non è privo di ironia. Il Nilo, strumento di morte e di annientamento scelto dal Faraone, diventa mezzo per salvare Mosè. In Es 1,15-22 si era concesso alle femmine di vivere e sono esse, ora a vanificare i progetti del re. Una componente della stessa famiglia reale, addirittura sua figlia, mette in pericolo la politica del padre salvando colui che avrebbe condotto il popolo fuori dall’Egitto. Infine il bambino viene allevato e formato alla stessa corte del Faraone per diventare il condottiero di Israele. Ce ne abbastanza per far sorridere le famiglie ebree che celebrano nella propria casa la cena pasquale e richiamano i minuti dettagli del racconto che prelude alla liberazione.