Il salmo 22 ha occupato un posto privilegiato nella rilettura della passione di Gesù nel Nuovo Testamento: le ultime sue parole riprendono le battute iniziali del Salmo, pronunciate in aramaico: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? (Mc 15,34; Mt 27,46). Il Salmo nella sua composizione finale si presenta come una grande composizione a tre movimenti che non si esauriscono nel semplice grido di supplica. Gesù, citando l’inizio del salmo – secondo una prassi giudaica consolidata –, alludeva a tutta la composizione e, quindi, abbracciava anche le battute finali caratterizzate da una forte speranza.
Il primo movimento della lirica è quello di una potente e lacerante lamentazione (vv. 2-22): essa, in pratica, dà la tonalità a tutta la composizione. I vv. 23-27 sono un ringraziamento in cui si loda il Dio che si schiera dalla parte delle vittime. Sono versetti carichi di speranza. Infine, il terzo movimento (vv. 28-32) raccoglie un inno indirizzato al Signore re universale. Il Salmo è quindi un canto di grande desolazione, ma anche di forte speranza.