Salmo 5. Porgi l’orecchio alle mie parole (seconda parte)

«Io» del fedele

Il tempio, proibito agli empi, è ora aperto per il fedele. Egli può entrare e gustare al comunione gioiosa con Dio, mentre all’esterno il male monta vanamente e celebra effimeri successi. Al centro della strofa vi sta la celebrazione dell’assoluta gratuità della fede e della salvezza. Tutto è ricondotto a due attributi specifici di Dio: hesed e sedeqah.

Hesed ricorre nel salterio 127 volte e indica amore, passione, tenerezza, misericordia e fedeltà e si concretizza nelle relazioni dell’alleanza e negli interventi liberatori di Dio operati nella storia della salvezza. Sedeqah, reso con giustizia, non fa riferimento a quella forense, ma esprime l’attenzione benevola di Dio che, come padre, non abbandona i suoi figli sulla strada del male. Li guida, invece, verso la salvezza piena. Dio per primo si cura e si interessa dell’uomo. Il salmo 8 lo esprime con un interrogativo poetico: «Che cosa è l’uomo perché te ne ricordi? e il figlio dell’uomo perché te ne curi?.

Farîd ed dîn ̀Attar, uno dei massimi poeti persiani (1136-1230) si stupiva della cure di Dio così: «Per più di trent’anni camminai alla ricerca di Dio. Quando alla fine di quegli anni aprii gli occhi, mi accorsi che era Lui che mi cercava».

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Seguici su

Sostieci