«Io» del fedele
Il tempio, proibito agli empi, è ora aperto per il fedele. Egli può entrare e gustare al comunione gioiosa con Dio, mentre all’esterno il male monta vanamente e celebra effimeri successi. Al centro della strofa vi sta la celebrazione dell’assoluta gratuità della fede e della salvezza. Tutto è ricondotto a due attributi specifici di Dio: hesed e sedeqah.
Hesed ricorre nel salterio 127 volte e indica amore, passione, tenerezza, misericordia e fedeltà e si concretizza nelle relazioni dell’alleanza e negli interventi liberatori di Dio operati nella storia della salvezza. Sedeqah, reso con giustizia, non fa riferimento a quella forense, ma esprime l’attenzione benevola di Dio che, come padre, non abbandona i suoi figli sulla strada del male. Li guida, invece, verso la salvezza piena. Dio per primo si cura e si interessa dell’uomo. Il salmo 8 lo esprime con un interrogativo poetico: «Che cosa è l’uomo perché te ne ricordi? e il figlio dell’uomo perché te ne curi?.
Farîd ed dîn ̀Attar, uno dei massimi poeti persiani (1136-1230) si stupiva della cure di Dio così: «Per più di trent’anni camminai alla ricerca di Dio. Quando alla fine di quegli anni aprii gli occhi, mi accorsi che era Lui che mi cercava».