Un nuovo commento al libro della Genesi?
Nel blog più volte ho pubblicato dei post dedicati al Libro della Genesi, ora provo a dare un po’ di ordine proponendo un commento sistematico al libro. Raccoglierò i post precedenti ed alcuni li ri-scriverò mentre altri saranno nuovi.
Trovo affascinante il Libro della Genesi – da ora in poi solo Genesi – perché racconta del mondo in cui siamo e di quello che siamo. Come lo ha definito un autorevole esegeta tedesco, Gunkel, Genesi è un racconto di racconti o un racconto di storie.
L’arte di raccontare è antica quanto il mondo. Da sempre l’uomo ha raccontato e si è raccontato. Le ragione sono le più diverse: vanno dall’istruire, comunicare al consolare, testimoniare la propria fede in Dio. L’uomo biblico è un uomo che fondamentalmente racconta la sua fede. Il popolo di Israele ha vissuto e trovato la sua identità dicendosi e ri-dicendosi la storia stretta da Dio con lui. I primi cristiani, appena usciti dallo stordimento degli eventi legati alla Pasqua di Gesù, hanno iniziato a raccontare la storia dell’uomo-Dio venuto da Nazareth. La Bibbia vive di racconti.
Raccontare “storie non risponde solo a un canone estetico, ma funziona nella misura in cui tira dentro il lettore nella storia narrata, affascinandolo, spingendolo a prendere posizioni, a fare supposizioni su quello che succederà o non succederà, a provare simpatia o antipatia e ad arrischiare l’identificazione con questo o quel personaggio, a rileggere la personale situazione con quella o quella della storia. Così il racconto agisce da specchio rinviando un’immagine di realtà umana con la quale il lettore confronta la sua.
Genesi come i migliori racconti di storie, narra dell’origine del mondo, dell’umanità e del popolo eletto di Israele. Raccontando dell’origine del mondo, non solo crea il mondo nel quale siamo immersi, ma pone le domande che da sempre l’uomo si è posto: chi è l’uomo? che relazione c’è con Dio? il mondo da dove viene? perché il male?
Genesi non ha la pretesa di dire come è stato fatto il mondo, qui entra in gioco la scienza, ma perché c’è il mondo e l’uomo, qual è il suo significato ultimo, domanda che si potrebbe volgere in questo modo: perché viviamo? o verso dove andiamo? Infatti il problema dell’origine del mondo e dell’uomo è strettamente connesso con quella della fine o meglio della meta.
Le risposte offerte dal testo genesiaco non sono delle ricette preconfezionate, ma piuttosto si configurano come dei percorsi che vengono proposti ai lettori. Man mano che si procede nella lettura attenta del testo si aprono continuamente scenari nuovi che funzionano come fasci di luce capaci di illuminare molti lati nascosti e inesplorati di noi.
Come procederò?
Dopo una serie di post di introduzione generale al libro della Genesi, dove sono riprese le idee più comuni sulla formazione e il contenuto del Libro, proporrò una lettura del testo ispirata all’analisi narrativa. Infatti Genesi è un racconto di racconti ed è importante comprendere come questi racconti funzionano, che cosa esprimono e trasmettono al lettore.
Nel mettere sotto la lente dell’analisi i singoli racconti, dopo aver presentato a grandi linee la loro struttura, ci soffermeremo sugli snodi importanti e significativi della trama, sulla caratterizzazione dei personaggi che entrano in gioco. Faremo attenzione a come i singoli elementi del racconto entrano in gioco tra di loro e quali sono gli effetti che producono nel lettore attento, questi ultimi sono pure i sentieri che propongono al lettore di percorrere.
Come sostiene Umberto Eco leggere un libro che racconta una storia o storie è entrare in un bosco e scoprire come sentieri diversi conducono a panorami o mondi diversi, questo rende il testo inesauribile.